Al via il progetto "Nord-Sud-Ovest-Est, scambio di buone prassi" che si propone di superare le grandi differenze nella qualità dei servizi sanitari in Italia
Liste d'attesa e pronto soccorso, ma anche mobilità sanitaria, sono le aree in cui alcune aziende sanitarie hanno sviluppato modelli di buone pratiche gestione che si sono tradotte in migliori cure per i cittadini. Condividerle con altre regioni è l'obiettivo del progetto "Nord-Sud-Ovest-Est, scambio di buone prassi", illustrato al Ministero della Salute e che si propone di superare le grandi differenze nella qualità dei servizi sanitari in Italia. Come attuare la rete oncologica, come erogare al meglio i servizi per l'assistenza ai malati di Alzheimer, come gestire il sovraffollamento in pronto soccorso: sono solo alcune delle aree in cui lo scambio virtuoso e solidale potrà tradursi in pratica.
"L'autonomia regionale - spiega Andrea Urbani, direttore programmazione sanitaria del Ministero della Salute - ha creato difformità nell'organizzazione dei servizi e nella qualità delle cure. Basti pensare che il ritardo nella diagnosi dovuto alle liste d'attesa si traduce a volte in impossibilita di curare una malattia. Per questo è bene che si faccia tesoro dell'esperienza di chi sta più avanti. Oggi iniziamo a scrivere una bella pagina di collaborazione istituzionale". L'iniziativa, sostenuta dall'Agenzia Nazionale per i Servizi sanitari regionali (Agenas), è aperta ai progetti delle aziende sanitarie di tutte le regioni, che verranno sviluppati nei primi mesi 2019, quindi presentati, valutati e implementati. "Alcune positive esperienze regionali sono solide - commenta il presidente di Federanci Sanità Lombardia Massimo Giupponi - e questo patrimonio di conoscenze va messo a disposizione". Tra le regioni che devono crescere, la Calabria. "Ogni anno spendiamo 300 milioni per la mobilità sanitaria - spiega Giuseppe Varcalli Federasanità Calabria - pari al bilancio di un'intera azienda territoriale. Speriamo di ricevere esperienze di modelli di gestione che potranno aiutarci a metterci un freno".
In questo progetto, conclude Giuseppe Napoli di Federsanità Friuli Venezia Giulia, "l'esigenza di migliorarsi parte dal basso, non è calata dall'alto. E questo è garanzia della sua riuscita".
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